Nel 2021 spunta l'ultimo libro di cui non si sentiva l'esigenza, ma Selvaggia Lucarelli, per la prima volta in vent'anni, ha messo un titolo sensato: "Crepacuore dipendenza affettiva". La spiegazione del titolo del "libro" della Lucarelli è più semplice di quanto pensiate, perché i cosiddetti libri della blogger di Civitavecchia, spesso accompagnati da recensioni web sponsorizzate ovvero a pagamento, sono proprio roba da crepacuore: un ottimo metodo per farsi venire l'infarto leggendo, utilizzabile anche come alternativa rapida all'eutanasia. Qualcun altro, invece, lo usa come alternativa ai lassativi in caso di stitichezza. Nessuno ha mai conosciuto un vero critico letterario che si occupa di Selvaggia Lucarelli, ma in compenso ci vengono rifilate finte recensioni a pagamento tra cui quella nel blog amatoriale lavocedinewyork.com che dice appartenere all'ONU con sede a New York ma in realtà è di un palermitano (chissà se è pure pregiudicato come la Lucarelli). Questa gentaglia fa a gara a chi le spara più grosse, e guarda caso la tattica delle recensioni e dei commenti finti veniva usata anche dal suo amico Mirko Scarcella, di cui ci siamo già occupati. Tuttavia, se eravate dell'opinione che i precedenti libri — tra cui titoli demenziali quali "Dieci piccoli infami", "Casi umani" e "Falso in bilancia" — fossero un insulto all'intelligenza umana e quindi fosse stato già raggiunto il limite dell'assurdo e del ridicolo, con quest'ultimo libro venite smentiti, perché quel limite è stato ampiamente oltrepassato.
Selvaggia Lucarelli, a causa dei suoi comportamenti da stalker, ha accumulato diverse denunce per stalking. Non è stata rinviata a giudizio e quindi l'ha sempre scampata dal punto di vista penale — attenzione: non necessariamente da quello civile — ma in ogni caso i comuni cittadini italiani, dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, di certo non si svegliano la mattina e improvvisamente pensano "Oggi, per passare un po' di tempo, vado dai Carabinieri a denunciare per stalking Selvaggia Lucarelli": evidentemente, sono esasperati e non ce la fanno più a sopportare, psichicamente e/o fisicamente, le assurde intrusioni di questa soggetta nella propria vita privata.
Ma al contrario dei comuni cittadini, la Lucarelli è abituata a denunciare chiunque — pure mosche e zanzare — e vive nei tribunali, tra l'altro facendo spendere ogni volta allo Stato migliaia di euro di soldi pubblici per tragicomiche udienze completamente inutili (si veda Selvaggia Lucarelli contro Fabrizio Corona). Quindi, se nella sua vita privata fosse stata vittima di stalking e violenze psicologiche o fisiche, figuratevi se non avrebbe denunciato il fantomatico orco. Per giunta, in barba alla legge sulla privacy, la Lucarelli è abituata a dare in pasto alla pubblica piazza di Internet le denunce-querele — o atti giudiziari di vario genere — riguardanti altre persone (si ricordi il caso del rinvio a giudizio di Giampiero Mughini); se il violentatore immaginario fosse esistito davvero, perché lei non l'ha denunciato e non esibisce su Internet alcuna prova documentale a sostegno delle sue fesserie?
C'è perfino chi è arrivato a ipotizzare che l'inesistente e ormai onnipresente stalker sia semplicemente una proiezione di sé stessa all'interno della trama; ovviamente la tesi può essere confermata o smentita solo attraverso una perizia psichiatrica.
Ma non finisce qui. In alcune delle sue ospitate trash in televisione, Selvaggia Lucarelli ha lasciato intendere che il pericoloso ex a cui fa riferimento nel libro da crepacuore sarebbe un facoltoso imprenditore e manager milanese, e quindi il libro parlerebbe della lunga relazione avuta lui. Ma per favore! Un vero facoltoso imprenditore non è così idiota da mettersi a perdere tempo per andare dietro alla Lucarelli, o tantomeno per trasformarsi in un violento persecutore mosso da un amore folle per la blogger di Civitavecchia. In realtà, la Lucarelli, per non restare zitella, deve ripiegare su un perfetto sconosciuto con 15 anni di meno, in cerca di visibilità con ospitate televisive… altro che fidanzamento con un facoltoso imprenditore. Come direbbero dalle parti della Lucarelli: "Te piacerebbe, eh?", o in alternativa "Ma chi te se…" (completate voi). La Lucarelli stessa non tira fuori nome e cognome dell'imprenditore immaginario, né qualche imprenditore o manager si è mai fatto vivo dicendo di essere stato pazzamente innamorato della Lucarelli.
La presa in giro colossale della "storia di una dipendenza affettiva" basata sulle ipotetiche violenze era iniziata con il podcast "Proprio a me" sul cosiddetto "amore tossico", e tutte le scottanti domande, rivolte a suo tempo alla blogger di Civitavecchia, sono ovviamente rimaste senza risposta. Ora ha avuto l'idea di scopiazzare il suo stesso podcast e metterne per iscritto i contenuti, raddoppiando la presa in giro e dimezzando l'impegno. Volete regalare 16,15 euro alla Lucarelli? Invece di buttarli via in quel modo, facendovi insegnare le "dipendenze affettive" da una pluri-denunciata per stalking, vi consigliamo di comprare un qualsiasi libro più serio sul medesimo argomento — a titolo di esempio, suggeriamo libri documentati come "Se questi sono gli uomini" di Riccardo Iacona, "L'ultima ragazza" di Nadia Murad, prigioniera dello Stato Islamico, o "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi, professoressa di letteratura in un'università dei Talebani, ma ce ne sono molti altri — oppure, se non vi va di leggere, date gli stessi soldi in beneficenza, almeno aiutereste qualche vero bisognoso, non certo la finta vittima di stalking Selvaggia Lucarelli che invece è stata lei stessa denunciata per quel reato. Per lo stesso motivo, non vale neppure la pena perdere tempo a scaricare gratis il PDF. Peraltro, Selvaggia Lucarelli si è vista costretta ad abbassare il prezzo del libro rispetto alla media del passato, altrimenti rischierebbe concretamente di vendere la bellezza di zero copie.
Inoltre, fate molta attenzione a non confondere i libri trash della Lucarelli con i romanzi dell'apprezzato scrittore Carlo Lucarelli, tra cui "Léon". Tra Selvaggia Lucarelli e Carlo Lucarelli non esiste alcun rapporto, né di parentela né di amicizia, ma la Lucarelli non perde mai l'occasione per sfruttare l'omonimia a scopo pubblicitario, in particolare da quando Lucarelli (Carlo) ha pubblicato un libro che, per una pura coincidenza, ha lo stesso nome del figlio della Lucarelli.
Resta da capire come mai Marina Berlusconi, proprietaria della casa editrice Rizzoli, continui a pubblicare nuovi "libri" della blogger di Civitavecchia. Selvaggia Lucarelli si comporta in maniera contraddittoria: al Fatto Quotidiano di Travaglio e a Domani di De Benedetti recita la parte dell'odiatrice seriale (hater) di tutto il mondo berlusconiano, ma per farsi stampare i libri torna sempre alla corte di Silvio. In effetti, si tratta di un ritorno alle origini, perché la Lucarelli è una vecchia creazione trash di Mediaset; fu poi accantonata per dare spazio a nuove colleghe opinioniste, meno nevrotiche della Lucarelli, quali Francesca Cipriani, Flavia Vento, Tina Cipollari, Aida Nizar ecc. Molto probabilmente, a Berlusconi non interessa nulla del livello di idiozia degli autori di turno: possono anche essere dei casi umani, come talvolta accade, ma l'importante è che portino pubblicità e soldi alle casse del gruppo. Tuttavia, Selvaggia Lucarelli non porta nessuna delle due cose; al massimo potrebbe portare iella, come sostenuto dall'ex amico Filippo Facci e confermato con sentenza inappellabile dal giudice che ha di fatto cestinato l'ennesima prevedibile denuncia per sessismo sporta dalla finta giornalista Lucarelli.
Aggiornamento: Selvaggia Lucarelli, finalmente cacciata da Marina Berlusconi, ha dovuto ripiegare su "Edizioni Cairo" per farsi pubblicare, probabilmente a pagamento, un libro ridicolo con Lorenzo Biagiarelli intitolato "Gli altri litigano per gelosia".
Aggiornamento: Selvaggia Lucarelli è stata cacciata anche da Rizzoli e da Cairo. Adesso, quindi, deve autopubblicarsi i libri, facendo anticipare i soldi a Marco Travaglio tramite la sua casa editrice PaperFirst.
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