La giornalista non professionista Selvaggia Lucarelli, alla disperata ricerca di click, ha deciso di fare da megafono ad Antonio Ciontoli, l'ex sottufficiale della Marina ed ex dipendente dei Servizi segreti, condannato con sentenza definitiva per l'omicidio del ventenne Marco Vannini avvenuto nel 2015 a Ladispoli. Per la cronaca, sono stati condannati a pene piuttosto pesanti anche Federico Ciontoli e Martina Ciontoli (i figli) con Maria Pizzillo (la moglie). Tuttavia, qualcuno si chiede come mai un condannato per omicidio volontario abbia avuto 14 anni di reclusione e non l'ergastolo, ma questa è un'altra storia. Allo stesso tempo, altri si chiedono se le pene inflitte saranno davvero scontate per intero, ma anche questa è un'altra storia.
Selvaggia Lucarelli ha intervistato Antonio Ciontoli due volte:
il 23 gennaio 2021 nella trasmissione L'ultima difesa, prodotta da Il Fatto Quotidiano tramite il suo ramo televisivo Loft Produzioni, trasmessa anche via web, il cui video è ancora disponibile online in streaming;
il 3 maggio 2021 in un articolo pubblicato dal sito clickbait TPI.it.
Per giunta, L'ultima difesa è stata preceduta da una presentazione mattutina su Radio Capital, in cui la Lucarelli ha chiacchierato con Antonio Ciontoli e ha definito i processi in cui era imputato "di una violenza inaudita": un'affermazione estremamente grave, che mostra l'odio nutrito dalla Lucarelli nei confronti della vittima e di tutto lo Stato italiano. La blogger di Civitavecchia sta farneticando? Quali sarebbero le "violenze inaudite" subite dal Ciontoli? Rinfreschiamo la memoria alla Lucarelli con le affermazioni del suo pupillo in ordine cronologico:
prima versione: il "malore" di Marco Vannini era dovuto a un pettine rotto appuntito;
seconda versione: era dovuto a un attacco di panico;
terza versione: era dovuto a un colpo d'aria.
Nel frattempo, i minuti passavano e il Ciontoli si rifiutava di chiedere al 118 di intervenire.
Tuttavia, qualche mese dopo (ottobre 2015) Antonio Ciontoli dichiara al pubblico ministero:
«Il colpo mi è partito accidentalmente. Nel senso che… Marco era seduto sulla vasca, e chiedendomi di vedere l'arma, perché lui era appassionato, mi sono lasciato convincere. Nella mano sinistra avevo il marsupio. Con la destra ho estratto una delle due armi. Praticamente, nel movimento il marsupio mi stava per cadere e ho stretto l'arma e mi è partito il colpo.»
Tutto ciò viene allegramente ignorato da Selvaggia Lucarelli. Nelle sue trasmissioni, Antonio Ciontoli ha sempre parlato senza contraddittorio ed è stato imbeccato dalle sue domande estremamente banali e prevedibili. Selvaggia Lucarelli dice di non essere faziosa e di avere invitato la madre di Marco Vannini a fare "un confronto" con Antonio Ciontoli, ma l'invito è stato declinato con la seguente motivazione:
«Mi chiedono perché questo signore continui a godere di ampie protezioni e, soprattutto, come sia consentito (trasmettendo ai nostri giovani un messaggio terrificante) a un condannato per omicidio di andare in televisione a spargere lacrime tardive ed insincere, invece di andare a scontare la sua pena.»
Inoltre, non è chiaro il motivo per cui la povera madre di un giovane morto ammazzato sia obbligata a fare "confronti" da Selvaggia Lucarelli per portare un po' di click all'ex blogger di Civitavecchia.
Marina Conte, ovvero la madre di Marco, si era comunque detta disponibile a rilasciare una dichiarazione a posteriori; tuttavia, per ragioni ignote, la Lucarelli le ha negato il diritto di replica.
In realtà, Selvaggia Lucarelli, grande giurista ed esperta di criminologia e sociologia, si era già espressa sulla vicenda nel 2019, affermando sul solito Fatto Quotidiano di Travaglio che «difendo la famiglia Ciontoli dall'odio collettivo» [perché c'è] «un accanimento mediatico volto alla morte sociale dei Ciontoli» e la situazione dei Ciontoli è «non troppo distante dalla morte vera», dimenticando quindi il vero morto, cioè il povero Marco. Ma niente da fare, la Lucarelli insiste: «[i Ciontoli] vivono nel disprezzo e nella riprovazione, appestati, nascosti come topi, protagonisti di uno degli accanimenti mediatici più feroci della storia italiana». Poverini, non bisogna disturbarli… non è successo niente, mica è morto qualcuno. «Senza nulla togliere a Marco Vannini,» continua la blogger di Civitavecchia, «si tratta di un comportamento collettivo ben lontano dal significato della parola "giustizia". Se schifare profondamente questo meccanismo è difendere i Ciontoli, allora sì, difendo Ciontoli.» Bravissima, peccato solo che tutto ciò sia l'esatto opposto delle sue risse virtuali e reali quotidiane, infarcite di decine di procedimenti penali, centinaia di post sui social network pieni di odio e di invidia, migliaia di accuse basate sul nulla rivolte a chiunque capiti a tiro pur di raccattare like e condivisioni. Proprio lei, che ha fatto della gogna mediatica e del dico qualsiasi cosa contro chiunque, basta che in giro se ne parli una ragione di vita, ora viene a difendere Antonio Ciontoli: poverino, secondo la teoria di questa finta giornalista, sarebbe la vittima di un grande complotto mediatico nazionale.
Successivamente, nell'intervista televisiva del gennaio 2021, Selvaggia Lucarelli, enfatizzando per l'ennesima volta l'ipotetico accanimento mediatico verso la famiglia Ciontoli, tra odio online — e, detto da una "pacifista online" come lei, c'è da fidarsi… — fantomatiche suggestioni e ipotetici pedinamenti ai familiari, chiede: «Secondo lei, nei suoi confronti c’è una ferocia che non è paragonabile a quella che c’è nei confronti di altri?» In realtà, nessuna di queste chiacchiere è mai stata accertata durante il lungo iter giudiziario, durante il quale nessuno, tra i tanti testimoni ascoltati, ha mai confermato le teorie complottistiche della Lucarelli.
Infine, nell'intervista del maggio 2021, con la consueta imparzialità, la Lucarelli fa una domanda originalissima ad Antonio Ciontoli: «Pensa che i media abbiano condizionato la giustizia?», anche se il vero processo mediatico lo sta facendo proprio lei.
D'altra parte, pensate davvero che la giustizialista Selvaggia Lucarelli si sia improvvisamente convertita al garantismo, nemmeno fosse un Giuliano Ferrara o un Daniele Capezzone? La realtà è diversa: poiché nessun giornalista se l'è sentita di prendere le difese dell'indifendibile Antonio Ciontoli, Selvaggia Lucarelli ha legato il suo nome all'omicida Ciontoli e di conseguenza compare ogni volta che qualcuno cerca Antonio Ciontoli su Internet, incassando così una marea di click che altrimenti non riceverebbe, e dando vita a una vasta operazione di marketing telematico a costo zero.
Sì, ma in tutto questo, Marco che fine ha fatto? Beh, visto che non gli ha sparato né Antonio Ciontoli né le altre persone presenti quella sera, secondo Selvaggia Lucarelli si sarà sparato da solo!
Selvaggia Lucarelli, vergognati! Ammesso che tu sappia cosa sia la vergogna.
La verità sul caso Marco Vannini.